Pinta Rossa Partisan Pub
La visione che abbiamo di uno stand birreria interno alla Festa di Radio Onda d’Urto si può approcciare da diverse angolazioni. Sicuramente nel corso del tempo, così come si è trasformata la società bresciana, la festa estiva della Radio ha subito profondi cambiamenti, sia dal punto di vista tecnico e musicale che dell’offerta sociale e alimentare.
La maggior attenzione per la qualità del cibo e al suo processo produttivo che si cerca di mantenere negli stand è in larga parte dovuta alla crescita dell’esigenza sempre più diffusa di vivere meglio, mangiare meglio e lavorare meglio.
Nel corso del tempo sono nati GAS in molti paesi della provincia bresciana, di pari passo a comitati di lotta per la salvaguardia dell’ambiente e contro le nocività, sempre più diffuse e percepite finalmente come un problema da larga parte della popolazione. Lo stesso diffondersi di linee alimentari e commerciali “biologiche”, spesso fasulle e strumentali al business, non denota altro che un maggior interesse e una rinnovata attenzione verso ciò che si acquista e di cui ci si nutre.
Negli ultimi trent’anni in Italia si è sviluppata una cultura enologica evoluta e consapevole, garantita da un’offerta di vini di qualità ad una buona fascia di popolazione interessata.
Il processo più rilevante attualmente in corso nel settore enogastronomico, evidente e molto più consistente tra le fasce giovanili ma non solo, è però la scoperta, la diffusione e la conoscenza della birra di qualità parallelamente all’esplosione dei microbirrifici artigianali.
La birra artigianale è una birra cruda, integra e senza aggiunta di conservanti con un alto contenuto di entusiasmo e creatività (produttori giovani, arte del mastro birraio etc..). La birra artigianale è prodotta da artigiani in quantità sempre molto limitate.
L’epoca delle “monomarche” sembra volta al termine, sempre più persone sanno riconoscere la bontà di un impianto di spinatura o rilevarne invece la pessima manutenzione, in molti degustano birre belghe come fossero grandi vini e altri prediligono ales anglosassoni spinate a pompa o bionde tedesche a caduta.
Se da un lato è sempre presente il consumo della birra “generalista”, commerciale ed industriale ormai sempre di proprietà di grandi multinazionali – che spesso sono la causa dell’annullamento di ogni peculiarità locale di produzione birraria, come in altri campi, attraverso il dumping commerciale e il conseguente assorbimento dei marchi e degli stabilimenti “sconfitti” – un ampio settore di produttori si sta scoprendo vincente con le metodologie che li tolgono dalla disputa con i grandi brand. L’offerta è diversa, una grossa fetta di pubblico non è disposta a subire declini qualitativi e non subisce nemmeno più i meccanismi pubblicitari che per decenni hanno creato le basi del consumismo sfrenato.
Vorremmo creare un ambiente adeguato ad un prodotto di qualità, riallacciandoci a ciò che ha storicamente caratterizzato il consumo di questa bevanda nei diversi luoghi di produzione. Il concetto guida è quello di public house, che ancor prima di essere un luogo dove si consuma birra ha un ruolo aggregativo, tradizionalmente centro della vita sociale dei paesi anglosassoni.
L’ambiente alternativo al modello Oktoberfest, per intenderci, offre la possibilità, a nostro avviso, di far conoscere il prodotto, di poterlo illustrare, di creare momenti di promozione con i mastri birrai o gli ideatori dei birrifici in un ambiente piacevole e che possa essere fruito da tutte le tipologie di utenti della festa della radio.
VI ASPETTIAMO!!!!!!!