XXIII FESTA DI RADIO ONDA D’URTO: LUNEDI 18 AGOSTO 2014…TESTAMENT!!!
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Apertura cancelli dalle ore 19.00
Ingresso con biglietto Siae a €12 dalle 19.00
Anche per il 2014 si conferma l’attenzione della Festa di Radio Onda d’Urto verso le sonorità più “dure”: il 18 agosto 2014 in via Serenissima a Brescia arriveranno dagli Usa i Testament, la band californiana fondatrice del genere thrash metal, sui palchi di mezzo mondo dal 1983. A Brescia terranno l’unica data italiana nel “continente” (l’altro concerto sarà a Cagliari) e già si preannuncia come una delle date più “calde” della Festa 2014, che prosegue così il filone “hard” tracciato negli anni scorsi con artisti come Napalm Death, Suicidal Tendencies e Sick of it all. I Testament sono “IL” gruppo thrash metal statunitense, nato a San Francisco (California) nel 1983 inizialmente con il nome di Legacy. Sono, a giudizio concorde degli appassionati, delle maggiori riviste e pure di Wikipedia, una delle più grandi band thrash metal della storia, condividendo a lungo la “diarchia” del settore con i Metallica: a fine anni Novanta, i Metallica virarono verso sonorità più melodiche e hard rock, mentre i Testament rimasero fedeli all’attitudine più dura. I Testament porteranno a Brescia il tour mondiale “Dark roots of earth”, dall’album del 2012.
Dark Roots of Earth è il decimo album del gruppo thrash metal statunitense Testament per l’etichetta discografica Nuclear Blast Records. In questo album si segnala il ritorno del batterista Gene Hoglan (che era apparso nell’album del 1997 Demonic); durante le registrazioni ha sostituito Paul Bostaph. Bostaph era previsto per il tour promozionale dell’album ma ha lasciato nuovamente la band nel dicembre 2011. Chris Adler dei Lamb of God ha preso il suo posto.
BIOGRAFIA – I giorni eroici, le cantine californiana della Bay Area, la fratellanza delle band: i primi vagiti del thrash a inizio anni Ottanta pulsavano bollenti nella fiorente zona di San Francisco, trainati dai leader maximi della rivoluzione, gli intoccabili Metallica; nella vasta schiera di ragazzi che imbracciarono borchie e chitarre emersero i Legacy, fondati dal chitarrista Eric Peterson col desiderio di suonare più duro e più veloce di chiunque altro: il bassista Greg Christian, il batterista Louie Clemente, il cantante Steve ‘Zetro’ Souza e l’altro chitarrista Derrick Ramirez (solista e cugino di Peterson) non erano certo dei virtuosi, quanto più dei metal fan con tanta voglia di divertirsi e suonare le cover dei maggiori gruppi “classici” provenienti dalla cara e vecchia Inghilterra. La svolta coincise con l’ingresso in line-up di Alex Skolnick al posto di Ramirez: il nuovo guitarist era infatti dotato di una classe notevole e di un tocco più vario, peculiarità che faranno nettamente la differenza tra i futuri Testament e la miriade di band-clone che si limitavano a suonare in maniera rapida ma ignorante. Il quintetto registra un demo auto intitolato, che attira le attenzioni delle case discografiche, e decide di firmare per la Megaforce; nonostante promettessero molto bene, però, i Legacy perdono il singer Souza, che accetta l’offerta di sostituire Paul Baloff negli Exodus e consiglia agli ormai ex compagni un cantante dal fisico possente, che aveva militato fino a quel momento in alcune piccole band del nord della California: Chuck Billy, ventiquattrenne nativo americano appartenente al popolo Pomo, fieramente impegnato nella difesa della causa dei pellerossa. L’innesto di Chuck Billy, affiancato all’arrivo di Skolnick, fa definitivamente decollare la band, che deve mutare il nome in Testament per un caso di omonimia (Legacy era il moniker di una band jazz) e registra finalmente il debut album, chiamato proprio The Legacy (1987), incidendo ufficialmente un pugno di canzoni che, a livello underground, avevano già reso rispettato e ammirato lo status della band. Il disco suona potentissimo, veloce come la luce, ma innervato da una dose di tecnica e melodia non indifferente, conferita dal chitarrismo virtuoso di Skolnick, un musicista che ha radici nel jazz e nel blues: la voce acuta e roca di Chuck Billy, più dura rispetto a quella di Souza, genera refrain esaltanti e trascinanti, e la miscellanea di tutte questi elementi caratterizza un thrash complesso e a perfetta metà tra la violenza degli Slayer e la melodia dei Metallica. Pezzi come Alone In The Dark, Burnt Offerings, Over the Wall e Apocalyptic City diventano in breve tempo dei classici del thrash,. Proprio i Metallica rappresentano l’inevitabile termine di paragone per un quintetto energico e rabbioso, che nel frattempo fa esperienze importanti attraverso dei tour lusinghieri al fianco di Anthrax ed Overkill: la data al Dynamo Festival di quell’anno, immortalata nel Live At Eindhoven, è un chiaro esempio della grande carica sprigionata dal vivo dal five pieces californiano, che stava contribuendo pesantemente alla definizione di tutto quanto oggi chiamiamo comunemente “thrash metal”. Con ancor più lungimiranza e spessore, i Testament si ripetono nel 1988 rilasciando l’altrettanto leggendario The New Order, ancora impostato su canoni di velocità serrati, garanzia di hedbanging: trascinante e terremotante, il platter acquisisce maggior spessore tecnico e melodico, oltre a definire in maniera ormai inconfondibile i tratti-base del tipico Testament-sound, scalfiti nell’acciaio attraverso bordate ritmiche da far tremare i pavimenti. Se Trial by Fire fu il primo video registrato, pezzi quali Eerie Inhabitants, The Preacher, la titletrack e la devastante Into the Pit -un inno al moshpit- portano ai massimi livelli l’attenzione degli headbangers sui cinque di Frisco, ormai saliti sull’Olimpo della musica heavy –con i loro temi gotici e occulti- e chiamati a supportare in tour diverse band importanti come Megadeth e Judas Priest.
Dopo la “prima volta” al celebre Monsters Of Rock di Castle Donington (Inghilterra), la band sforna nel 1989 il suo terzo full length, il più tecnico Pratice What You Preach, che sancisce un distacco stilistico dal thrash irruente dei primi due Lp: si perde in violenza e si guadagna in melodia, e qualche fan old school non ne è proprio felice, anche se indubbiamente il disco è un altro capolavoro imprescindibile del thrash. Il new deal dell’act americano riguarda anche le tematiche, poiché vengono scritte liriche che trattano di politica e corruzione: sulla stessa scia tematico-sonora arriva nel 1990 Souls of Black, di fatto la conferma della compiuta evoluzione personale della band, che pertanto si stava discostando dal sound similare agli altri epigoni del thrash californiano per assestarsi su una dimensione più curata, raffinata, ancora costituita da riff letali e grande energia ma strutturata in brani più ragionati, non per forza velocissimi, dall’architettura e dalla melodia superiori. Il disco viene registrato in sole dieci settimane, per volere della casa discografica che, altrimenti, avrebbe impedito alla band di esibirsi al Clash of the Titans, un monumentale festival thrash con Megadeth, Slayer e Suicidal Tendencies, che invece si tenne regolarmente, con esiti spettacolari. Questa tournèe segnò la fine della prima parte di carriera per i Testament, che nel corso degli anni novanta affronteranno con qualche intoppo la crisi del thrash, cercando di cambiare pelle.
Nonostante l’uscita del Live At Fillmore e di una cover priestiana (Rapid Fire) registrata per una compilation tributo, i Testament si ritrovarono improvvisamente sciolti quando Christian, Dette e Murphy lasciarono da soli Billy e Peterson: leccandosi le ferite, la corazzata statunitense ripartì nel 1996, riassoldando nelle proprie fila Glen Alvelais, il primo chitarrista Ramirez (riciclato come bassista) e soprattutto Gene Hoglan, poderoso drummer fresco di prodigi con i Death: con questa line-up viene inciso Demonic, una poderosa sterzata verso il death metal, con tanto di vocalizzi growl. Evidentemente, però, la giostra non era destinata a fermarsi: dopo un’altra esibizione al Dynamo Open Air festival in Olanda, la formazione riabbraccia Murphy, assolda il fenomenale Steve Di Giorgio (un altro ex Death) al basso e ingaggia alla batteria la leggenda Dave Lombardo, giusto per le studio session dalle quali nasce il disco della definitiva rinascita, The Gathering (1999), violentissimo ed impattante ritorno al thrash metal ma senza perdere contatto con la potenza più moderna acquisita negli ultimi Lp. Eppure il peggio doveva ancora venire: dopo l’uscita del disco, James Murphy, il chitarrista, si vede diagnosticare un tumore al cervello, che fortunatamente supererà anche grazie a diverse raccolte fondi; una sorte simile tocca al gigantesco Chuck Billy, che si ammala di tumore al cuore e ai polmoni: il mondo del metal si ferma e si unisce, anche in favore del leader dei Death, l’indimenticato Chuck Schuldiner (altra vittima di un tumore al cervello); vengono organizzati concerti di beneficienza per raccogliere denaro destinato alle cure mediche, come il Thrash of the Titans, nel quale Steve Souza, Alex Skolnick e Greg Christian diedero vita alla reunion dei Legacy per un’occasione davvero particolare. L’attività della band, che si era interrotta bruscamente –escluse le registrazioni dell’Ep First Strike Still Deadly, che conteneva versioni ri-registrate di brani selezionati dai primi due dischi e che segnò proprio il riavvicinamento di Skolnick- poté lentamente riprendere dopo il successo delle cure a Chuck Billy, rimessosi definitivamente nel 2003: diversi cambi di formazione movimentarono ancora la carriera di questo moniker senza pace, che nel 2005, con la line-up storica dei primi due album, si inoltrò nel 10 Days in May Tour, con l’alternanza alla batteria di Clemente e Tempesta; per il nuovo album, uscito nel 2007, invece, dietro le pelli tornò ancora una volta Paul Bostaph. The Formation Of Damnation fu un consolidamento, duro, veloce, compatto e devastante come la tradizione ci ha ormai abituato, attingendo da tutti gli stili abbracciati nel corso dei lustri. Tra infortuni, impegni e imprevisti vari capitati ora a Peterson, ora a Skolnick (impegnato con la Trans-Siberian Orchestra) e Bostaph, i Testament non hanno mai smesso di turnare musicisti con una frequenza sorprendente, fino all’annuncio di un nuovo disco, The Dark Roots Of Earth, uscito nel 2012: proprio alcuni problemi fisici occorsi a Bostaph renderanno il drummer di nuovo disponibile solo per il tour del disco, mentre in studio sarà sostituito dal rientrante Hoglan. Non è mai finito, questo tourbillon di musicisti, tutti impegnati per portare avanti un nome importante, un moniker leggendario, che ha fatto la storia del thrash e dell’heavy metal nella sua accezione più ampia: contro tutte le sventure, i momenti di declino e le malattie che li hanno colpiti, i Testament sono andati avanti e sono ancora qui, pronti a ribadire alle nuove generazioni come si suona la musica dura.